Santuario della Madonna del Pilastrello (RO)

Lendinara (RO)

 

Il Santuario del Pilastrello è situato a Lendinara lungo la strada statale che collega Badia Polesine a Rovigo. È facilmente raggiungibile grazie a due grosse vie di comunicazione: l’autostrada Padova – Bologna e la superstrada che collega Verona a Rovigo. Nella prima basta uscire al casello Rovigo svoltare a destra e in cinque minuti si raggiunge il Santuario. Nella seconda, uscita per San Bellino e si arriva in centro della cittadina oppure ci si ricongiunge alla strada statale.

   

Cenni storici sul Santuario

 Prima di visitare quest’importante edificio sacro polesano, ricordiamo brevemente la sua storia.

La notte tra l’8 ed il 9 maggio 1509 si abbatté sul territorio un violento temporale che provocò lo sradicamento di alberi e lo scoperchiamento di alcune case. Al mattino, un certo Brandolese che arrivava da una frazione vicina, Cavazzana, notò un bagliore molto intenso che proveniva dalla statua di una Madonnina posta su di una siepe. Tale statua era di proprietà di Giovanni Borezzo e di solito era posta su una nicchia della facciata della sua casa. Questo fatto incuriosì molto la gente e la siepe divenne meta di curiosi e fedeli. L’avvocato Lorenzo Malmignati, nobile veneziano possidente a Lendinara, decise di far costruire un capitello in onore della Madonna a testimonianza di tale episodio. Successivamente un parente di Giovanni Borezzo decise di restaurare il capitello nel 1576.

 Quando iniziarono i lavori i muratori attingevano acqua da una fonte vicina che sgorgava acqua di color rosso. L’accaduto fece scalpore. Inoltre nello stesso periodo, visti i tempi difficili per il Polesine, fecero da corona altri fatti miracolosi. Per questo il consiglio di Lendinara il 26 aprile 1577 decise di “prendersi cura“ del luogo. 

Le autorità diocesane dopo accurate verifiche dettero il benestare all’erezione di un Santuario. Il 26 agosto 1577 fu posta la prima pietra e nel 1583 furono terminati i lavori. Nel 1579 il simulacro della Madonnina fu trasportato dal capitello alla nuova Chiesa e posto in un altare di marmo. Nel 1595 Lendinara fu consacrata ufficialmente alla Madonna del Pilastrello. Ad occuparsi del Santuario furono incaricati i monaci benedettini di Monte Oliveta, già presenti nel territorio polesano a Rovigo con il monastero di San Bartolomeo. Essi rimasero a Lendinara fino alla loro soppressione avvenuta nel 1771 per poi ritornarvi nel 1905 fino ai giorni nostri.

   

Cenni artistico-architettonici

L’architettura del primo Monastero era una semplice costruzione a due piani collegata al tempio attraverso una sala che permetteva l’accesso al luogo sacro dall’interno. Sopra il coro degli ammalati, munito di una finestra che dava sull’interno della chiesa per consentire ai monaci ammalati o infermi di assistere alle funzioni religiose. Al piano terra si trovava un refettorio, una cucina e al secondo le celle per i monaci. Successivamente fu costruito un altro edificio, simile al primo e collegati fra loro da un chiostro.

Tra la fine del Settecento e gli inizi dell’Ottocento l’architetto lendinarese don Giacomo Baccari riprese la costruzione del Santuario che rispecchia quella attuale tranne qualche rimaneggiamento avvenuto nel 1933. Entrando dall’ingresso principale notiamo che la chiesa si sviluppa in tre navate con volte a botte separate da arcate e sorrette da pilastri rivestiti con riquadri in marmo e capitello corinzio. 

Lo spazio delle navate laterali è ritmato dalla presenza di altari dedicati a Santi. Le volte e il catino absidale sono affrescati da Giuseppe Chiagic fra il 1939 e il 1942. Rappresentano le vicende e la storia in generale del Santuario sottolineando il rapporto profondo che unisce il Santuario e la cittadina. Fra esse: “La salvezza dall’alluvione del 1822” (sopra il portale); “Il miracolo della preservazione di Lendinara dalle rotte dell’Adige” (navata laterale sinistra); “La preservazione della città dalla peste del 1630” (navata laterale destra). Nel primo altare di sinistra troviamo “San Francesco visitato da un angelo” opera di Angeli, allievo del Piazzetta (1750); nel secondo altare di sinistra troviamo la tela raffigurante “L’Ascensione” del Veronese (1581); nel terzo altare di sinistra troviamo un allievo del Veronese, Montemezzano con “Il battesimo di Cristo” (1581). Salendo le scale che portano alla statua della Madonna (l’originale statuetta è stata rubata e mai più ritrovata nel settembre del 1981 e sostituita con una statua di cirmolo nel 1982) vediamo che è sorretta da quattro angeli in marmo opera del Morlaiter o del Marchiori fra il 1743 e il 1745. 

Le statue ai fianchi dell’altare maggiore rappresentano “La Verginità e l’Umiltà”. Scendendo dalla scalinata troviamo il coppello dedicato all’abate Celestino Colombo e una tavola raffigurante “San Pietro” di scuola dossesca. Nel secondo e terzo altare di destra troviamo opere di Tommaso Sciacca “Sant’Antonio da Padova che riceve Gesù bambino” (1794) e “Sant’Antonio da Padova che visita San Paolo eremita” (1795). Nel primo altare di sinistra troviamo “I Santi Bartolomeo, Benedetto e il Beato Bernardo Tolomei” tela commissionata da Bartolomeo e Battista Malmignati a Tintoretto. Senza dubbio la parte più affascinante del Santuario rimane il Bagno. La struttura architettonica è voluta dal Baccari. Troviamo la vasca in marmo costruita sulla sorgente miracolosa in marmo di Carrara; la statua in bronzo raffigurante la Madonna realizzata nel 1910 dal melarese Policronio Carletti. A riassunto di tutto questo si può dire che le opere d’arte conservate nel Santuario sono tante e di tale qualità da rendere il Pilastrello una piccola pinacoteca.

   

ITINERARI DI VISITA

  L’Ottocento a Lendinara:

Risorgimento e tradizioni civili

 

Durata: 1 ora e 30 minuti.

Da via del santuario, dove visse e morì Alberto Mario (1825-1883), insigne patriota e pubblicista dell’Ottocento, ci si sposta nell’attigua piazza per portarsi in via Cavour. Sulla destra c’è una via dedicata al grande giornalista Adolfo Rossi (1857-1921). Passando sotto i portici di piazza San Marco e svoltando a sinistra si attraversa il vicolo Bartolomeo Leopardi e ci si trova sul naviglio Adigetto:

  

 La riviera di S.Biagio a Lendinara

Qui la famiglia Buffetti gestiva una importante tipografia, le cui pubblicazioni riguardavano l’agronomia, la letteratura, la politica e soprattutto la narrativa cattolica. Passando sotto la torre dell’Orologio si arriva davanti a Palazzo Municipale all’interno del quale, nell’ampia “sala canoziana” sono conservati alcuni cimeli del Risorgimento: bandiere, spade, uniformi e scritti di Alberto Mario e Giuseppe Garibaldi. Si riprende il percorso scendendo per via Garibaldi e sostando di fronte a Ca’ Dolfin dove nel 1866 fu ospitato Garibaldi. Attraverso un vicolo ci si riporta nella suggestiva piazzetta del Teatro al cui centro sorge un monumento che ricorda Giuseppe Marchiori.

  

Il monumento a L.Canozio di fronte a palazzo Boldrin a Lendinara.

 

Il giardino di Ca’ Dolfin

 Durata: 1 ora e 30 minuti.

Sul retro di Ca’ Dolfin, oggi Marchiori, si stende un grande giardino, esempio più significativo stile veneto. Domenico Marchiori, poeta e pittore, nella seconda metà dell’Ottocento, volle ricreare un mondo fantastico dando vita a laghi e canali e progettando una serie di edifici in stile eclettico tutti collegati dalla volontà di evocare paesaggi lontani. Si trovano così: il piccolo edificio in stile neogotico sorto per ospitare feste ed intrattenimenti costruito sopra un sistema di grotte comunicanti; la casa cinese ancora oggi decorata all’interno da affreschi con temi orientali; la voliera dove erano allevati i pavoni; l’isola della poesia; il pozzo turco e le vecchie serre. Il percorso termina salendo sulla collinetta belvedere dalla quale si gode la vista complessiva del parco, nel quale gli elementi architettonici sono sapientemente articolati con gli elementi naturali. La Villa fu dimora familiare ricordata in vari scritti dal famoso critico d’arte Giuseppe Marchiori (1902-1982).

Scoprire Lendinara

  Durata: 2 ore e 30 minuti.

La partenza è dalla riva destra del fiume Adigetto con alle spalle la chiesa di San Biagio, dall’altra parte del corso d’acqua si scorgono prestigiosi palazzi nobiliari: il Teatro Ballarin (inizi Ottocento, il cinquecentesco palazzo “Malmignati” ed il monumento dedicato al lendinarese Lorenzo Canozio (maestro d’intarsi e di intagli). Attraversando il ponte si entra in Piazza Risorgimento sovrastata dalla Torre Maistra con l’adiacente Palazzo Pretorio (XIV sec.), sulla sinistra il palazzo Municipale eretto dagli Estensi. Dalla Torre dell’Orologio ci si porta in piazza San Marco e percorrendo via Santa Sofia si arriva al piazzale del Duomo con la torre campanaria (una delle più alte d’Italia). Attraversando piazza Alberto Mario, illustre patriota risorgimentale, si arriva al Santuario del Pilastrello.

 

  Curiosità

  Sul muro di Palazzo Pretorio vi è una figura marmorea di dubbia provenienza e dubbio significato. È stata soprannominata “La puazza” perché il dialetto del luogo indica la bambola con la parola “pua”. Qualche studioso ha detto possa essere di origine fenicia ma la teoria non è stata convalidata.

In una stanza presso il chiostro dell’Abbazia sono depositati gli ex voto che prima si trovavano all’interno del Santuario. Sono la testimonianza della devozione della cittadina verso questo luogo.

   

Mappa settecentesca di Lendinara conservata nella Biblioteca Comunale

Per approfondire

Scheda di osservazione

 1 -      Osservando gli affreschi del soffitto quale è il personaggio più frequente?

 2 -      Nelle tele presenti quali figure escono dal contesto?

 3 -      I nobili rappresentati nei quadri che influenza hanno avuto a Lendinara?

 4 -      Che cosa indica la scritta sulla facciata?

 5 -      Osservando all’esterno il campanile perché il basamento è a pianta quadrangolare?

 6 -      Osservando il Monastero a Lendinara quale altro Monastero ricorda in Polesine?

 7 -      Voltando le spalle alla facciata del Santuario e osservando l’estensione della via che cosa ricorda?

 8 -      Il centro storico di Lendinara che cosa ricorda?

 9 -      Le ville veneziane si trovano in centro o in periferia e perché?

10 -     Cosa ricorda il centro storico di Lendinara?

   

Cattedrale e altri santuari della Provincia di Rovigo

 Tempio “Santa Maria del Soccorso” detta “La Rotonda”

Rovigo - Piazza XX Settembre - Tel. 0425/24914

 

Concattedrale “Il Duomo”

Rovigo - Piazza Duomo - Tel. 0425/22861

  Centro Mariano di Spiritualità

Rovigo - Via dei Cappuccini, 17 - Tel. 0425/422455

  Cattedrale “SS. Pietro e Paolo”

Adria (RO) - Piazza Garibaldi - Tel. 0426/21725

 

Basilica “S.M. Assunta” detta “della Tomba”

Adria (RO) - Via P. Bocchi - Tel. 0426/21085

 

Oratorio di San Basilio

Centro Turistico Culturale di San Basilio (RO)

San Basilio (Ariano Pol.) - Tel. 0426/71200 - Fax 0426/78360

 

Santuario “Madonna della Carità”

45017 Loreo (RO) - Piazza Longhena, 9 - Tel. e fax 0426/669137

 

Santuario “Natività di Maria Santissima”

45010 Pettorazza Papafava (RO) - Via Santuario, 5 - Tel. 0426/500189

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