Santuario della Madonna della Corona (VR)

Ferrara di Monte Baldo (VR) - 773 m s.l.m.

   

Il Santuario, posto in comune di Ferrara di Monte Baldo, è raggiungibile da Verona con l’Autostrada A 22 fino ad Affi, proseguendo poi con la provinciale per Caprino e Spiazzi (20 km). Qui si può scendere al Santuario in circa 15-20 minuti a piedi, oppure con il mini-bus. Il Santuario è raggiungibile a piedi da Brentino in val d’Adige lungo un sentiero con scalinate, presentante 1540 gradini.

 

 

Cenni storico-artistico-architettonici

sul Santuario

 

Il più ardito Santuario d’Italia, dedicato all’Addolorata, con il nome di Madonna della Corona, sorge sul Monte Baldo, su di un piccolo spiazzo posto su una parete rocciosa a strapiombo di ben 400 metri sulla val d’Adige. Questo luogo ospitò degli eremiti nell’XI e XII sec., dipendenti dal Monastero di San Zeno di Verona. Già allora era dedicato alla Madonna, mentre verso il 1437 passò all’Ordine dei Cavalieri di Malta che lo mantennero fino ai primi del XIX sec., quando passò alla Diocesi di Verona. Una prima chiesetta fu costruita dal 1480 al 1522, quando iniziò la devozione mariana. Il Santuario, costruito nel 1625, fu chiamato della Corona dal luogo roccioso che formava una corona semicircolare di rocce grigio-rosate. La chiesa attuale, costruita in parte nella roccia, in stili compositi, è il risultato di diversi ampliamenti e ricostruzioni avvenute a partire dal XVII sec. Dopo il 1975 il Santuario è stato oggetto di interventi di ampliamento, in alcuni casi eccessivi. Si presenta ora con la parete sinistra e l’abside scavate nella roccia. La statua della Madonna della Corona, alta 70 cm che si venera nel santuario (rappresentante la Madonna Addolorata con Gesù morto sulle ginocchia), fu fatta scolpire nel 1432 in marmo locale e poi dipinta, da Lodovico di Castelbarco, signore della val d’Adige, come attesta l’iscrizione alla sua base, e solo successivamente, nel XVI sec., fu posta alla Corona. Nel Santuario sono conservati 160 ex-voto: si tratta di quadretti in cui i devoti hanno fatto dipingere e descrivere la propria condizione di vita o il guaio in cui si erano venuti a trovare e dal quale hanno ritenuto di essere usciti per intercessione della Vergine della Corona. Sono rappresentazioni ingenue, ma efficaci; in alcuni casi si arriva a precisare i fatti con una dicitura, in altri si racchiude il dialogo in cartigli. Spesso si tratta di opere artigianali con gusto naif.

Cenni sul culto

 

Il culto della Madonna della Corona è molto radicato non solo nel veronese ma anche nelle province limitrofe di Brescia, Mantova, Vicenza e Trento e risale almeno al XVI sec. La tradizione popolare fa miracolosamente comparire la statua della Madonna Addolorata nel 1522 sulla parete rocciosa del Baldo, dopo la sua fuga da Rodi prima della conquista turca: nel giugno di quell’anno una luce misteriosa illuminò le selve, che coprivano le balze orientali del monte Baldo, in quella corona rocciosa a picco sull’Adige. Gli abitanti di Spiazzi si fecero calare verso quella luce, sopra un brevissimo spiazzo a mezza roccia dove scorsero la statua di Maria col Figlio morto sulle ginocchia. La notizia si diffuse in tutti i dintorni e molta gente venne a venerare la statua miracolosa. Ma il luogo dove si trovava era troppo inaccessibile, ed allora si pensò di portarla nella contrada Spiazzi, sopra il dirupo. Superando grandi difficoltà, si riuscì nell’impresa e la statua fu collocata sopra un altare in una cappellina di legno, che era stata costruita in tutta fretta. Ma il giorno seguente, quando i devoti accorsero per venerare di nuovo la statua, questa non c’era più ed era ritornata sullo spiazzo roccioso, dove era stata inizialmente trovata. Gli abitanti di Spiazzi si calarono ancora a recuperare la statua ed a portarla nella contrada, ma la notte seguente per la seconda volta essa sparì e fu ritrovata sul piccolo spiazzo roccioso. Pensando che questa fosse la volontà della Madonna, si decise allora di costruire lì una chiesetta, anche se per circa venti anni i fedeli dovettero calarsi giù dalle rocce con funi per raggiungere il piccolo santuario, e solo successivamente, venne scavato nella roccia un sentiero che permetteva ai pellegrini di raggiungere il sacro luogo.

Numerosi sono i capitelli, gli affreschi e le edicole votive con l’immagine della Madonna della Corona, posti lungo i sentieri e gli itinerari classici nella piana di Caprino e nella Val d’Adige, seguiti dai pellegrini per recarsi al Santuario. La Solennità del Santuario è il 15 settembre, ma sono festeggiati anche l’Assunta il 15 agosto, l’Immacolata l’8 dicembre e la Candelora il 2 febbraio.

 

 

ITINERARIO DI VISITA

A seguito dei pellegrini da Brentino

alla Madonna della Corona

(Tradizionale itinerario di pellegrinaggio alla Corona)

 

 

Percorso: Brentino (187 m), Madonna della Corona (773 m), Spiazzi (864 m), Brentino (187 m).

 

Dislivello: 1400 metri circa tra salita e discesa.

 

Tempo di percorrenza: 3 ore circa (2 ore in salita e 1 in discesa).

 

Difficoltà: Il percorso non presenta difficoltà particolari salvo il discreto dislivello da superare che richiede un certo allenamento.

 

Luogo di partenza: Brentino è posto in Val d’Adige e raggiungibile da Verona lungo la Statale del Brennero fino a Domegliara e poi lungo le provinciali per Sega, Rivoli e Zuane, da cui si imbocca la valle in destra Adige.

 

Itinerario

 

Da Brentino (187 m) si snoda lungo il costone del monte Cimo “l’antico sentiero del pellegrino”, che si percorre solo a piedi: tratti di terreno battuto si alternano a rampe di gradinata (ben 1540 gradini) in buona parte scavate nella roccia.

 

Brentino da secoli è stato il punto di sosta e di partenza per i numerosi pellegrini provenienti dalla Val Lagarina e dalla Lessinia e diretti al Santuario della Madonna della Corona. Interessanti sono delle abitazioni agricole e corti, alcune con funzione difensiva, raccolte nella conoide ai piedi del Monte Cimo.

 

Dalla piazza di Brentino si sale a Nord fino ad una bella fontana con lavatoio ed edicola votiva. Qui a sinistra inizia la scalinata per il Santuario (segnavia CAI n. 73). Procedendo su un sentiero a tornanti ci si innalza nel bosco di carpini, frassini e roverelle fino ad una croce in pietra da cui si gode un vasto panorama sulla Val d’Adige ed i suoi vigneti, oltreché sul paese di Brentino.

 

Qualche centinaio di metri piu’ a Sud-Ovest si può visitare un singolare riparo sotto roccia un tempo utilizzato dalla popolazione di Brentino come rifugio durante le invasioni e nella Seconda Guerra Mondiale come riparo dai bombardamenti.

 

Sempre nel bosco, si sale ora a Nord-Ovest, attraversando quindi un ghiaione di frana ed avvicinandosi alle precipiti pareti del Monte Cengio, in un bosco misto di carpino, acero e frassino.

Si supera uno sperone roccioso mediante vari scalini scavati nella roccia e si emerge di fronte al Santuario da cui ci separa ancora la sottostante valle (la visione è molto suggestiva).

Si giunge in breve ad un ponte, da cui ben 276 scalini in alcune rampe intagliate nella parete rocciosa verticale e precipite, conducono alla Madonna della Corona (773 m).

 

Il sito in cui sorge fu probabile sede di un tempietto con culto preistorico mentre nell’XI sec. divenne Romitorio di monaci dell’Abbazia di San Zeno di Verona che vi avevano costruito una cappella dedicata a Santa Maria di Monte Baldo. Nel 1437 la chiesetta passò all’Ordine dei Cavalieri di Malta che la custodirono, ampliandola, fino al 1806 quando passò infine alle dipendenze del Vescovo di Verona, a cui ancora appartiene.

 

Dal sagrato del Sanutario si gode un suggestivo ed ampio panorama sulla Lessinia, sulla Val d’Adige e sulla corona di rocce del rosso ammonitico che contornano il Santuario (da cui ha preso il nome la località). In alto, sulla parete sopra di noi, vi è una piccola costruzione dalla quale fino al secolo scorso, quando non vi era ancora la strada, erano calati con corde e barelle gli ammalati che si recavano al Santuario.

Lasciato il Santuario, dopo una galleria si sale per strada o per scalinata a Spiazzi (864 m), centro di soggiorno estivo posto in felice posizione alla sommità della valle del Tasso.

Si tratta di una strada asfaltata che passata una galleria scavata nel 1922, sale al piazzale Giovanni Paolo II di Spiazzi tra impianti di abeti e pini neri.

Questa strada è percorribile anche con auto, ma nei periodi di maggior afflusso è riservata al pullmino di linea.

 

Un’altra vetusta via “la via del pellegrino orante” è costituita da una lunga teoria di scalinate che partendo da Spiazzi presso la fontana, o dal piazzale “Giovanni Paolo II˚” portano al Ponte del Tiglio; da qui inizia la “via Matris” il tratto di scalinata a strapiombo sulla vertiginosa vallata. È percorrendo queste scalinate che si possono ammirare le visuali più suggestive del Santuario.

 

Da Spiazzi il ritorno a Brentino (187 m) avviene per il medesimo sentiero percorso in salita, con la possibilità di scendere direttamente senza ritornare al Santuario, lungo la scalinata posta nella valletta ad ovest che passa sotto ad un ponte.

Approfondimenti naturalistici

 

Carpino nero (Ostrya carpinifolia): È un albero di medie dimensioni, dalla chioma compatta, che caratterizza, sui versanti più freschi, i boschi collinari.

È diffuso nelle regioni mediterranee dalla Francia all’Asia Minore ed è associato in genere a frassino minore, aceri, roverella.

È una specie frugole, resistente alla siccità e agli incendi.

I semi si diffondono con facilità e pertanto cresce spontaneamente in radure e vecchi campi abbandonati. Si presta anche per alberature stradali.

Il carpino nero, tagliato, ributta con facilità dal colletto (polloni); per questa sua caratteristica era tradizionalmente coltivato dalla popolazioni di collina, che ne traevano legna da ardere e da carbone. Il carpino nero veniva utilizzato per la costruzione di mezzi agricoli, di parti di macchine soggette a sforzo, come mozzi e raggi per le ruote dei carri.

Attualmente, questi usi non esistono più e i boschi di carpino nero rimangono incolti aumentando la massa legnosa. Molto adattabile ai diversi tipi di suolo, può tollerare anche un elevato contenuto di calcare.

 

 

Roverella (Quercus pubescens Willd)

            Portamento: albero tozzo, che, di rado, raggiunge i 20-25 m di altezza, con chioma ampia, rada e irregolare, e con fusto corto, ramificato a breve altezza in grosse branche, e spesso contorto.

            Corteccia: grigio-scura poi nerastra, fessurata, sin da giovane, in piccole scaglie dure, a profilo quadrangolare, rilevate e rugose.

            Gemme: lunghe 8-12 mm, ovali-appuntite, molto pelose, soprattutto le superiori.

          Foglie: tardivamente caduche, alterne, molto variabili nella forma e nelle dimensioni; in genere ovato-allungate, a lamina cuneata o cordata alla base e con margine lobato; densamente pubescenti nella pagine inferiore, raramente glabre.

          Fiori: i maschili in amenti penduli; i femminili in spighe, all’ascella delle foglie superiori, racchiusi singolarmente in un involucro di squame.

            Fioritura in aprile-maggio.

          Frutto: achenio, di forma ovoidale o subellissoidale, con striature scure allo stato fresco, portato da un peduncolo molto spesso e peloso; cupola emisferica e ricoprente la ghianda per 1/3 -1/2 della lunghezza.

            Cotiledoni ipogei; foglie primarie obovali o subellittiche, quasi intere o appena lobate, pubescenti alla schiusura poi solo nella pagina inferiore, e con picciolo cortissimo; epicotile peloso alla base.

          Areale: Europa, Europa centrale e meridionale, Asia minore.

 

 

I dintorni

 

A pochi km, è interessante una visita all’Orto Botanico di Novezzina, gestito dal CTG e dalla Comunità Montana con l’annesso Rifugio, tel. 045/8004592. Possibilità inoltre di numerose escursioni sul Monte Baldo, guidate anche da animatori CTG, o di visite a forti e castelli del Baldo-Garda. Da visitare, infine, il Museo di Caprino (con villa Carlotti), il Forte di Rivoli. Il lago di Garda è a 15 km.

 

 

Per approfondire

Spunti di osservazione

 

 1 -      Com’è fatta la statua della Madonna della Corona? Descrivila.

 2 -      Che cos’è un conoide?

 3 -      Quali rocce compongono le pareti della Corona?

 4 -      Fai uno schizzo del Santuario e del paesaggio circostante.

 5 -      Descrivi un ex-voto del Santuario.

 6 -      Quali sono le foglie del carpino nero, della roverella e del frassino? (Individuare i disegni)

 7 -      Perché il Santuario è chiamato Madonna della Corona?

 8 -      Com’è fatta la Croce di Malta? Disegnala...

 

 

Cattedrale, altre chiese e santuari della Diocesi di Verona

 

Cattedrale “S. Elena, S. Giovanni in Fonte”

37121 Verona - Piazza Duomo, 21 - Tel. 045/595627

 

“S. Zeno Maggiore, S. Procolo”

37121 Verona - Piazza S. Zeno, 2 - Tel. 045/8006120

 

“S. Anastasia”

37121 Verona - via Don Bassi, 2 - Tel. 045/8004325

 

“S. Fermo Maggiore”

37121 Verona - via Dogana, 2/a - Tel. 045/8007287

 

“Eremo Camaldolese S. Giorgio”

37011 Rocca di Garda, Bardolino (VR) - Strada dell’Eremo - Tel. 045/7211390

 

Santuario “Madonna del Frassino”

37019 Peschiera d/G (VR) - p.za Madonna del Frassino, 3 - Tel. 045/7550500

 

Santuario “Madonna del Carmine”

25010 S. Felice del Benaco (BS) - via Carmine, 11 - Tel. 0365/62032

                                                          

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