Come regolare il flash
automatico Il flash automatico regola la quantità di
luce emessa in base alla distanza e all'indice di riflessione
del soggetto. Vediamo in dettaglio come viene svolta la
misurazione, descrivendo le diverse fasi in modo sequenziale.
Quando premi il pulsante di scatto della fotocamera,
l'otturatore si apre ed il flash comincia ad illuminare la
scena. La luce che investe il soggetto rimbalza verso il
flash raggiungendo una fotocellula posta sul frontale
dell'apparecchio; quando è stata raggiunta la corretta
esposizione, il circuito di controllo che regola il flusso
d'energia, interrompe l'emissione luminosa. La durata del
lampo, che nei flash normali è compresa tra 1/1.000 e 1/50.000
di secondo, dipenderà dalla distanza di ripresa: il lampo sarà
più lungo con i soggetti lontani e più breve con quelli
vicini.
In un flash elettronico, la
durata del lampo è di pochi decimillesimi di secondo e, nei
modelli automatici, varia in base alla distanza del soggetto:
più è vicino alla sorgente e più breve sarà l'emissione
luminosa, ossia minore sarà la quantità di luce necessaria ad
illuminarlo. La rapidità del lampo consente di ottenere
immagini di grande effetto.
I diaframmi di
lavoro Per usare un flash
automatico normale, ossia privo di lettura TTL, devi innanzi
tutto impostare sul regolo di controllo presente sul flash (o
sul display LCD) la sensibilità della pellicola con cui è
stata caricata la fotocamera. Leggerai poi, su una scala
numerica, il valore di apertura da impostare sull'obiettivo
detto diaframma di lavoro, che dovrà rimanere fisso per tutta
la durata delle riprese in luce lampo col medesimo soggetto.
Ad esempio, con un flash automatico NG 27,
pellicola 100 ISO, e diaframma di lavoro f/5.6 tutti gli
elementi compresi tra 1,2 e 5 metri potranno risultare
correttamente esposti. Il dosaggio della luce sarà determinato
dalla durata del lampo, rivelandosi esatto nei limiti della
portata in esame, ossia fino ad un massimo di 5 metri. Con la
maggior parte dei lampeggiatori automatici puoi impiegare più
diaframmi di lavoro.
Il flash incorporato Con
le reflex dotate di flash incorporato il lampeggiatore
si attiva premendo un apposito pulsantino posto a lato
del pentaprisma. Non appena si solleva in posizione
di lavoro, il flash inizia caricarsi e quando è pronto
all'emissione del lampo, l'apposita spia compare senza
più lampeggiare.
Il lampeggiatore incorporato ha un angolo di
emissione in grado di coprire il campo inquadrato da un
grandangolare 28mm, con numero guida 15. Per
disattivarlo premilo delicatamente contro il corpo
macchina fino a bloccarlo. Per evitare un inutile
consumo delle pile tienilo sempre in posizione di riposo
quando non è in uso. |
Il flash dedicato
TTL I flash dedicati consentono di
sfruttare le caratteristiche speciali di alcune fotocamere,
come la selezione automatica del tempo di sincronizzazione e
il segnale di pronto carica (indicante lo stato di carica dei
condensatori, quindi la disponibilità del lampeggiatore a
scattare) visibili nel mirino. I flash di questo tipo, nelle
fotocamere che lo consentono, dispongono del sistema di
lettura TTL. Ciò significa che il circuito di controllo
del lampeggiatore misura la luce utilizzando la cellula
esposimetrica delle fotocamere (di qui l'acronimo TTL che
significa Trough The Lens, ossia attraverso l'obiettivo).
Questo sistema consente letture molto precise perché
considera solo la quantità di luce che giunge sulla pellicola,
tenendo conto automaticamente dell'assorbimento causato da un
eventuale filtro, da una prolunga per macrofotografia o da un
diffusore fissato sulla parabola.
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Al pari dello slow sync, la
sincronizzazione sulla seconda tendina
consente effetti dinamici di grande effetto.
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Lo slow sync Se si impiega il flash in un ambiente
sufficientemente illuminato e si fotografano soggetti in
rapido movimento, è molto probabile che sul fotogramma si
formino due immagini sovrapposte: una ferma, esposta per un
tempo brevissimo dal lampo elettronico, ed un'altra mossa,
frutto dell'esposizione in luce ambiente. Questa seconda
immagine produce il cosiddetto "effetto fantasma", e si
manifesta come una scia luminosa che appare avanti o dietro al
soggetto rispetto alla direzione del moto, a seconda che
l'emissione del lampo sia sincronizzata rispettivamente sulla
prima o sulla seconda tendina dell'otturatore (quest'ultimo
caso vale solamente per i sistemi flash/fotocamera
predisposti).
L'effetto fantasma, che appare più evidente se
il soggetto si muove su uno sfondo scuro, può verificarsi
casualmente, quando il fotografo imposta per errore un tempo
di sincronizzazione abbastanza lungo da registrare anche la
luce ambiente, oppure essere frutto di una precisa scelta
creativa. In questo caso si parla di tecnica dello slow
sync (ossia sincronizzazione su un tempo lento). Per ottenere
risultati apprezzabili con questo procedimento, devi impostare
un tempo di posa relativamente lungo (1/60 e oltre) e, se le
condizioni di luce preesistenti imponessero l'impiego di
diaframmi chiusi, utilizzare anche un flash di buona potenza
(minimo NG 30). La portata del lampo, infatti, si riduce
drasticamente con la chiusura del diaframma: con i
lampeggiatori amatoriali di bassa potenza (NG 16-20) i
migliori effetti di slow sync si ottengono con soggetti posti
a breve distanza, diciamo a non oltre 3 metri dalla parabola
del flash.
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Il sistema di integrazione della luce
ambientale mediante un lampo elettronico è definito
anche tecnica del fill-in. La parola deriva dalla
raduzione inglese di "riempire", intendendo "riempire di
luce" le zone dell'inquadratura che ne hanno più
bisogno. Mediante la tecnica del fill in, possibile
in molte fotocamere moderne e, ovviamente, applicabile
solo a soggetti inclusi nella portata del lampo, è
possibile attenuare le differenze di contrasto di
illuminazione dell'immagine realizzando ottimi
effetti. |
Sincro sulla seconda
tendina E' la possibilità di ottenere l'emissione
del lampo un istante prima della chiusura dell'otturatore,
anziché all'inizio dell'esposizione per la luce ambiente. La
funzione è utile esclusivamente con i soggetti in movimento
ripresi con un tempo di otturazione lungo, al fine di ottenere
una sorta di effetto mosso.
In questo frangente, con la normale
sincronizzazione del flash sulla prima tendina, il soggetto
viene "congelato" dal lampo nella sua posizione iniziale,
lasciando poi davanti a sé la scia dovuta al movimento: l'
effetto, in questo caso, è davvero innaturale. Se il lampo è
sincronizzato sulla seconda tendina, invece, il soggetto in
movimento lascia la scia giusto dietro di sé, e l'immagine
appare naturalmente dinamica. |