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Sommario:
1. Perché usare una reflex 35mm
2. Le pellicole
3. Conosci la tua reflex
4. La messa a fuoco
5. L'esposizione
6. L'uso del flash
7. Gli obiettivi
8. Composizione dell'immagine
9. Gli accessori

 

Problemi e soluzioni
Come già accennato, i moltiplicatori più diffusi sono i duplicatori, altrimenti detti 2X (leggi "due per"), che raddoppiano la focale dell'obiettivo al quale vengono connessi. In pratica ciò si traduce nel raddoppio del rapporto di ingrandimento, ossia delle dimensioni con cui un soggetto viene riprodotto sulla pellicola. Uno dei problemi legati all'uso di un moltiplicatore è l'inevitabile perdita di dettaglio che subisce l'immagine. In genere, non conviene utilizzare questi accessori con obiettivi grandangolari o gli zoom, mentre si ottengono risultati soddisfacenti con il normale 50mm o con i teleobiettivi.

Va anche considerato che uno stesso duplicatore può dare buoni risultati con un certo obiettivo e decisamente inferiori con un altro: per questo i costruttori propongono moltiplicatori "dedicati" ossia studiati per dare il meglio con determinate ottiche e non con altre. Ma visto che i moltiplicatori universali sono più economici ma talvolta di inferiore qualità, in genere gli "originali" dedicati restano appannaggio di un pubblico più esigente. Comunque sia, l'esperienza ci insegna che la qualità di un moltiplicatore va di pari passo con il numero delle lenti. La regola non è universalmente valida, certo, ma sta di fatto che un accessorio composto da 7 lenti nella maggiorparte dei casi si comporta meglio di uno a 4 lenti.

E' importante rilevare che, in presenza di un moltiplicatore, la minima distanza di messa a fuoco dell'obiettivo non subisce modificazioni, e dunque raddoppia anche il rapporto di riproduzione dei soggetti fotografati a distanza ravvicinata. Ciò che cambia, invece, è la luminosità del complesso ottico: si perde un numero di stop coincidente con il fattore di moltiplicazione. Un 2X assorbirà quindi due stop. Impiegando un esposimetro TTL della reflex, che legge la luce che effettivamente raggiunge la pellicola, non dovrai compensare l'esposizione manualmente, anche se devi ricordare (ad esempio impiegando un flash manuale oppure Auto non TTL per illuminare la scena), che quando si adopera un moltiplicatore i valori di diaframma riportati sull'obiettivo non corrispondono più all'apertura effettiva del complesso di ripresa: un obiettivo 135mm, di apertura massima pari a f/2.8, si trasformerà in un 270mm f/5.6.

Il treppiedi
Detto erroneamente "treppiedi" che è accessorio del pittore, il treppiedi è un supporto formato da tre gambe telescopiche e da una colonna centrale regolabile in altezza. Sulla sommità di quest'ultima si trova la testa, destinata a sostenere la fotocamera. La fotocamera si fissa alla testa del treppiedi per mezzo di un blocco a vite.

Dato che il treppiedi deve garantire la necessaria stabilità alla fotocamera durante la ripresa, è intuibile che la struttura di questo accessorio deve essere adeguata al peso che deve sostenere. Come dire che se un'attrezzatura leggera (per esempio una reflex 35mm con l'obiettivo normale) può essere sostenuta da un treppiedi leggero e maneggevole, il discorso cambia nel caso si voglia impiegare - per esempio - un pesante teleobiettivo. In tale frangente devi tener conto, oltre che del peso, anche dell'eventuale sbilanciamento in avanti di tutto il sistema che il teleobiettivo può comportare, e di conseguenza dovrai scegliere un treppiedi più generosamente dimensionato e in definitiva più pesante.

Comunque in commercio esistono treppiedi di ogni dimensione e peso, e decidere fra i vari modelli può non essere semplice; quello ideale dovrebbe essere solido e stabile come una roccia, in modo da possedere l'inerzia necessaria a smorzare qualunque vibrazione del sistema di ripresa e a sostenere anche attrezzature molto pesanti. Ma, con queste caratteristiche, esso diverrebbe di fatto un oggetto intrasportabile.
Così, la scelta di questo accessorio rappresenta sempre un compromesso fra la solidità (che come abbiamo detto va valutata in funzione del peso e degli ingombri delle attrezzature che possiedi) e la trasportabilità (che va commisurata alle proprie esigenze: un fotoreporter probabilmente sceglierà un modello più leggero rispetto ad un ritrattista che lavora in studio).

Quando si esamina un treppiedi non devi trascurare determinati particolari, che se in un primo momento possono apparire secondari, al momento dell'uso pratico fanno la differenza: la sicurezza e la comodità dei bloccaggi per l'allungamento delle gambe, la precisione dei movimenti della colonna centrale, la comodità d'azionamento delle varie manopole. Una prova da non dimenticare al momento dell'acquisto è quella della stabilità al massimo dell'allungamento: dopo aver regolato le gambe alla massima estensione, fai pressione sulla testa e valuta l'eventuale flessione dell'intera struttura.

Un treppiedi sul quale si vogliono adoperare fotocamere pesanti, oppure dotate di lunghi teleobiettivi, dovrà presentare variazioni di assetto omogenee e soprattutto contenute. Nelle riprese d'azione i professionisti preferiscono il monopiede, assimilabile ad un treppiedi ad una sola gamba, che offre un appoggio stabile mantenendo una buona manovrabilità dell'insieme. Ciò non toglie che il sostegno più sicuro è sempre assicurato dal classico treppiedi.

Stabilità è nitidezza
Quando impieghi pellicole di bassa sensibilità, oppure riprendi scene poco luminose o, ancora, utilizzi diaframmi chiusi, la realizzazione dello scatto può richiedere tempi di esposizione particolarmente lunghi.

Prolungando la durata del tempo di otturazione aumenta il rischio di ottenere fotografie mosse per via delle vibrazioni che, durante l'esposizione, possono interessare il sistema di ripresa. Quando questo pericolo sussiste, è necessario impiegare un supporto stabile che sostenga la fotocamera. Un sostegno è necessario anche quando i tempi di posa non sono lunghi in assoluto, ma risultano tali in relazione alla focale dell'obiettivo.

Infatti con le focali lunghe - cioè i teleobiettivi - le vibrazioni del sistema di ripresa, notevolmente aumentato in peso e dimensioni, possono risultare ancora più dannose per la nitidezza dell'immagine.

Il limite di durata dell'esposizione oltre il quale si rischia l'effetto mosso, dipende in gran parte dalla lunghezza focale dell'obiettivo utilizzato per la ripresa. Se un obiettivo grandangolare risente solo in piccola misura delle vibrazioni, con i teleobiettivi spinti, da 300mm di focale in su, il ricorso a un supporto è caldamente raccomandabile.