Problemi e soluzioni Come
già accennato, i moltiplicatori più diffusi sono i
duplicatori, altrimenti detti 2X (leggi "due per"), che
raddoppiano la focale dell'obiettivo al quale vengono
connessi. In pratica ciò si traduce nel raddoppio del rapporto
di ingrandimento, ossia delle dimensioni con cui un soggetto
viene riprodotto sulla pellicola. Uno dei problemi legati
all'uso di un moltiplicatore è l'inevitabile perdita di
dettaglio che subisce l'immagine. In genere, non conviene
utilizzare questi accessori con obiettivi grandangolari o gli
zoom, mentre si ottengono risultati soddisfacenti con il
normale 50mm o con i teleobiettivi.
Va anche considerato che uno stesso duplicatore può dare
buoni risultati con un certo obiettivo e decisamente inferiori
con un altro: per questo i costruttori propongono
moltiplicatori "dedicati" ossia studiati per dare il meglio
con determinate ottiche e non con altre. Ma visto che i
moltiplicatori universali sono più economici ma talvolta di
inferiore qualità, in genere gli "originali" dedicati restano
appannaggio di un pubblico più esigente. Comunque sia,
l'esperienza ci insegna che la qualità di un moltiplicatore va
di pari passo con il numero delle lenti. La regola non è
universalmente valida, certo, ma sta di fatto che un
accessorio composto da 7 lenti nella maggiorparte dei casi si
comporta meglio di uno a 4 lenti.
E' importante rilevare che, in presenza di un
moltiplicatore, la minima distanza di messa a fuoco
dell'obiettivo non subisce modificazioni, e dunque raddoppia
anche il rapporto di riproduzione dei soggetti fotografati a
distanza ravvicinata. Ciò che cambia, invece, è la luminosità
del complesso ottico: si perde un numero di stop coincidente
con il fattore di moltiplicazione. Un 2X assorbirà quindi due
stop. Impiegando un esposimetro TTL della reflex, che legge la
luce che effettivamente raggiunge la pellicola, non dovrai
compensare l'esposizione manualmente, anche se devi ricordare
(ad esempio impiegando un flash manuale oppure Auto non TTL
per illuminare la scena), che quando si adopera un
moltiplicatore i valori di diaframma riportati sull'obiettivo
non corrispondono più all'apertura effettiva del complesso di
ripresa: un obiettivo 135mm, di apertura massima pari a f/2.8,
si trasformerà in un 270mm f/5.6.
Il treppiedi Detto
erroneamente "treppiedi" che è accessorio del pittore, il
treppiedi è un supporto formato da tre gambe telescopiche e da
una colonna centrale regolabile in altezza. Sulla sommità di
quest'ultima si trova la testa, destinata a sostenere la
fotocamera. La fotocamera si fissa alla testa del treppiedi
per mezzo di un blocco a vite.
Dato che il treppiedi deve garantire la necessaria
stabilità alla fotocamera durante la ripresa, è intuibile che
la struttura di questo accessorio deve essere adeguata al peso
che deve sostenere. Come dire che se un'attrezzatura leggera
(per esempio una reflex 35mm con l'obiettivo normale) può
essere sostenuta da un treppiedi leggero e maneggevole, il
discorso cambia nel caso si voglia impiegare - per esempio -
un pesante teleobiettivo. In tale frangente devi tener conto,
oltre che del peso, anche dell'eventuale sbilanciamento in
avanti di tutto il sistema che il teleobiettivo può
comportare, e di conseguenza dovrai scegliere un treppiedi più
generosamente dimensionato e in definitiva più pesante.
Comunque in commercio esistono treppiedi di ogni dimensione
e peso, e decidere fra i vari modelli può non essere semplice;
quello ideale dovrebbe essere solido e stabile come una
roccia, in modo da possedere l'inerzia necessaria a smorzare
qualunque vibrazione del sistema di ripresa e a sostenere
anche attrezzature molto pesanti. Ma, con queste
caratteristiche, esso diverrebbe di fatto un oggetto
intrasportabile. Così, la scelta di questo accessorio
rappresenta sempre un compromesso fra la solidità (che come
abbiamo detto va valutata in funzione del peso e degli
ingombri delle attrezzature che possiedi) e la trasportabilità
(che va commisurata alle proprie esigenze: un fotoreporter
probabilmente sceglierà un modello più leggero rispetto ad un
ritrattista che lavora in studio).
Quando si esamina un treppiedi non devi trascurare
determinati particolari, che se in un primo momento possono
apparire secondari, al momento dell'uso pratico fanno la
differenza: la sicurezza e la comodità dei bloccaggi per
l'allungamento delle gambe, la precisione dei movimenti della
colonna centrale, la comodità d'azionamento delle varie
manopole. Una prova da non dimenticare al momento
dell'acquisto è quella della stabilità al massimo
dell'allungamento: dopo aver regolato le gambe alla massima
estensione, fai pressione sulla testa e valuta l'eventuale
flessione dell'intera struttura.
Un treppiedi sul quale si vogliono adoperare fotocamere
pesanti, oppure dotate di lunghi teleobiettivi, dovrà
presentare variazioni di assetto omogenee e soprattutto
contenute. Nelle riprese d'azione i professionisti
preferiscono il monopiede, assimilabile ad un treppiedi ad una
sola gamba, che offre un appoggio stabile mantenendo una buona
manovrabilità dell'insieme. Ciò non toglie che il sostegno più
sicuro è sempre assicurato dal classico treppiedi.
Stabilità è nitidezza Quando
impieghi pellicole di bassa sensibilità, oppure riprendi scene
poco luminose o, ancora, utilizzi diaframmi chiusi, la
realizzazione dello scatto può richiedere tempi di esposizione
particolarmente lunghi.
Prolungando la durata del tempo di otturazione aumenta il
rischio di ottenere fotografie mosse per via delle vibrazioni
che, durante l'esposizione, possono interessare il sistema di
ripresa. Quando questo pericolo sussiste, è necessario
impiegare un supporto stabile che sostenga la fotocamera. Un
sostegno è necessario anche quando i tempi di posa non sono
lunghi in assoluto, ma risultano tali in relazione alla focale
dell'obiettivo.
Infatti con le focali lunghe - cioè i teleobiettivi - le
vibrazioni del sistema di ripresa, notevolmente aumentato in
peso e dimensioni, possono risultare ancora più dannose per la
nitidezza dell'immagine.
Il limite di durata dell'esposizione oltre il quale si
rischia l'effetto mosso, dipende in gran parte dalla lunghezza
focale dell'obiettivo utilizzato per la ripresa. Se un
obiettivo grandangolare risente solo in piccola misura delle
vibrazioni, con i teleobiettivi spinti, da 300mm di focale in
su, il ricorso a un supporto è caldamente
raccomandabile. |